Affinità e divergenze sull’utilizzo dei blocchi separatori nelle piste ciclabili al conseguimento della maggiore età

Immaginate un bel giorno estivo con temperature tendenti all’equatore, aria ferma e calore da soffocamento. Si va al mare, bellezza locale fondamentale per combattere l’aridità di alcuni periodi torridi.

Tutto procede, soliti problemi su cui tentiamo di non soffermarci troppo (anche per non far alzare ancor di più la temperatura già eccessiva), ma a parte questo la “normalità” posadina…finchè ecco mostrarsi dinanzi alle stupite cornee del meno attento viaggiatore un miracolo: la strada si restringe! Sarà per dei lavori temporanei, sarà per la pioggia incessante di qualche giorno fa, sarà perchè ci troviamo nel mezzo di un senso unico, sarà perchè qui non c’è mai passato nessuno, zero traffico; niente di tutto ciò, siore e siori.

La verità sta nell’encomiabile genialità mai totalmente colta di alcune persone le cui decisioni suscitano spesso il medesimo stupore di alcune opere d’arte moderna. Ecco stagliarsi proprio a lato della nostra bella vettura dei larghi blocchi di cemento separanti la pista ciclabile dalla strada su cui guidiamo il mezzo. Nessun problema, direte voi, ovviamente sino a quando non si incrocia un altrettanto meravigliato veicolo procedente in direzione opposta alla nostra: a questo punto o la va o la spacca! Già, perchè la strada s’è ristretta quel tanto che basta per incastrare due automobili appena appena troppo vicine l’un l’altra.

Guai a imbeccare un qualche pilota della strada, di quelli che ne vedi tantissimi dalle nostre parti, che arriva contro di noi manco fosse il miglior Niki Lauda e afferra la curva per la gola, pronto a piombarci addosso e metterci in difficoltà vista la presenza ravvicinata del battistrada irremovibile. Le cose vanno bene, non è mai morto nessuno, perchè devi sempre pensare al peggio? Bè proviamo a pensare al meglio: strada stretta, margine d’errore praticamente minimo e determinante attenzione alla guida; nel migliore dei casi passiamo stretti stretti insieme a una vettura proveniente verso di noi, sempre considerando che questa abbia una larghezza nella media e che ci incontriamo in un bel rettilineo.

In effetti non v’è traccia di rischio o pericolo, ma quando mai. Tutto fila liscio, senza considerare la strategica nonchè fondamentale importanza che ricopre la verniciatura a strisce giallonere ricoprente i consistenti blocconi. Senza quella tinta salva vite chissà come potremmo mai fare…

Una nota positiva la troviamo all’inizio di tal pista ciclabile, con la separazione che avviene per mezzo di alcune barriere di metallo abbastanza sottili da non restringere corsie nè danneggiare alcunchè; natralmente, per puro caso, queste barriere spariscono dopo pochi metri per lasciar spazio agli ormai noti blocchi solidi. Come dire, mettiamo un inizio soft per illudere gli ignari votanti, tanto poi chi noterà la differenza col resto della pista? Mah, chissà chi la noterà…

Posada è bloccata anche da queste parti ahinoi!

Il centro storico dei puffi!

Non si può certo dire che da noi manchi l’ilarità, ben espressa nella fanciullescamente idilliaca mente dei nostri vari e saggi amministratori intercalari. Nel centro storico posadino si susseguono da anni orsono spennelate di azzurro, case arlecchinate multicolor, domus de janas incredibilmente coperte da tinte approssimative…

Ma tutto ciò avrebbe anche un grosso sostegno, un imponente senso ringiovinatrice, se non fosse per il fatto che il centro storico va comunque preservato tenendo conto delle antiche tradizioni che tanto l’hanno reso famoso.

A meno che…ma certo! Probabilmente la sorpresa è sospesa dietro l’angolo retto, nascosta ai più ma nella testa dei giusti dirigenti oltrechè dei previdenti della repubblica. A parer di non pochi la prossima mossa astutamente destabilizzatrice prevedrebbe la realizzazione di un’accurata opera teatrale di strada, dall’indiscutibile titolo “I Puffi”. Tutto quell’azzurro a disposizione, e il lasciarlo inutilizzato risulterebbe ovviamente un’impermettibile spreco in un periodo dove gli sprechi non si possono sprecare. Una festa popolare, stile pescevale posadino con tanto di perenni polemiche annesse, consentirebbe ai ridenti cittadini di dimenticare anche solo per un secondo i diversi problemi quotidiani per concentrarsi nella faraonica baraonda dettata dalla rappresentazione teatrale a sfondo blu chiaro.

Così facendo si risolvono in men che non si dica due grossi problemi: gli eletti, o chi ne fa le feci, potrebbero proseguire nell’operazione Giotto di Posada (più colorato di quello di Genova del 2001) senza dover render chissà quale conto a nessuno, motivando semplicemente il tutto con lo scopo di creare un’ambientazione atta alla riproduzione dell’opera puffica; il secondo ma non meno importante problemone superato riguarderebbe l’incremento del flusso turistico legato all’estate posadina, che si ravviverebbe e non poco con scene sempre innovative e differenti mirate ad attirare gli ignari stranieri paganti.

Seppoi, come pare, si tirano in ballo altre sgargianti tonalità afrodisiache, gli spettacoli teatrali potrebbero essere molteplici: pensate alla Pimpa, al camaleonte, persino a Man in Black…

I puffi sono la nuova frontiera, puffiamoci a bomba nel mare del divertimento e del colore antiantichità. Tanto ormai c’è poco da perdere.